I processi industriali sono caratterizzati da ritmi oramai molto serrati e frequentemente mutevoli con volumi ridotti, personalizzati e altamente diversificati. In questa situazione, la robotica collaborativa ha portato molti innegabili vantaggi, tuttavia, alcune reticenze fanno da freno all’adozione dei cobot da parte di alcune realtà. Nel blog di oggi affrontiamo alcune false credenze, i cosiddetti miti da sfatare, attraverso un’analisi sui punti “caldi” che continuano a falsarne la percezione.
- I cobot sostituiscono il lavoro umano
- Sono difficili da programmare
- Troppo costosi per le piccole aziende, adatti solo per quelle grandi
- I cobot non sono sicuri
- I cobot di qualche anno diventano “sorpassati”
I cobot sostituiscono il lavoro umano
Beh…era inevitabile iniziare con questo tema perché è la credenza più diffusa. Questa volta però facciamo alcune considerazioni differenti. I perché riguardo a questo timore sono molto giustificati: da sempre l’innovazione ha spaventato l’uomo, fin dai tempi della prima rivoluzione industriale e questo è un dato di fatto. Negli anni ’50 del secolo scorso poi, l’avvento delle prime macchine automatiche ha creato un certo scompiglio lungo le linee produttive mondiali. Nemmeno dieci anni dopo, i primi robot industriali hanno dispensato la presenza umana in molte aree di fabbrica. Man mano che la robotica è penetrata nell’industria, è vero, sono scomparse alcune figure e mansioni…..Il robot ha sostituito l’uomo? Si, lo ha fatto, ma si è presa carico di tutte quelle operazioni alienanti, ripetitive e rischiose:
- Asservimento macchine: frese, CNC, presse, sono macchine che necessitano l’asservimento preciso e puntuale di materia prima. Ciò può comportare rischi di infortunio come tagli, ustioni o anche incidenti gravi. Meglio far rischiare il cobot!
- Pick & place: prendere un pezzo e posizionarlo, ripetere il tutto n. volte per n. ore. Siamo sicuri che valga la pena tutelare queste mansioni per lasciarle svolgere all’uomo?
- Confezionamento: riempire le scatole, inserire l’imballaggio, sigillare, impilare sui pallet, sono tutte operazioni ripetitive che comportano anche qualche rischio. Probabilmente la scelta migliore è lasciarlo fare ai cobot.
- Processi vari: foratura, smerigliatura, lucidatura, saldatura, e così via. Queste sono lavorazioni che richiedono concentrazione e precisione costanti. Quanto può resistere un tecnico specializzato prima di incorrere nell’errore o doversi fermare per una pausa?
Potremmo andare avanti a elencare altre mansioni tuttavia riteniamo che il concetto sia chiaro.

I cobot, i robot industriali, l’AI, non sono i “cattivi” che ci portano via tutto ciò che abbiamo conquistato nel corso dei decenni. E’ vero, il discorso delle Dark Factory fa paura, e il timore è quello che presto o tardi questo tipo di approccio diventi la normalità. Va detto che l’automazione esegue tutto ciò che l’uomo chiede, pertanto non vi è alcuna iniziativa personale da parte delle macchine. A questo proposito è l’uomo stesso che “mette sulla bilancia” aspetti positivi e negativi.
Su un piatto:
Rischio, mansioni alienanti, lavori di bassissimo valore, rapporto costi/benefici derivati da vecchi modelli produttivi.
Sull’altro piatto:
Nuove mansioni, nuove figure (non produttive ma più tecnologiche), svecchiamento dei modelli, efficientamento dei processi, ottimizzazione della qualità e marginalità.
Desideriamo chiudere il capitolo e tornare all’inizio: l’etica. Sta soltanto all’uomo scegliere se puntare a massimizzare i profitti e avvalersi soltanto di un certo tipo di strumento, oppure sfruttarlo per ridisegnare il concetto di fabbrica e generare un nuovo modello in grado di mantenere l’identità e l’inclusione.
Sono difficili da programmare
“I cobot sono difficili da programmare”, quante volte abbiamo letto o sentito questa frase? Anche i computer erano “difficili” da programmare, o per lo meno agli albori del loro impiego, poche figure erano abili nel farlo. Tuttavia i computer seguito una rapida evoluzione e sono diventati più user friendly, più facili, più intuitivi. Nel corso degli anni anche i cobot hanno subito un’evoluzione consistente e rapida: ciò che possiamo apprezzare oggi, inteso come performance e flessibilità di utilizzo, altro non è che la base su cui si svilupperanno i robot collaborativi di prossima generazione.

Quando si parla di interfacce intuitive, applicazioni di programmazione guidata oppure sistemi drag and drop, si va ad identificare quella parte evoluta del cobot che, alla pari dei computer, consente una gestione semplificata anche ai meno “qualificati”. Infine vi sono gli sforzi dei produttori di cobotica come UR, la quale punta a valorizzare le capacità dei cobot non soltanto dal punto prestazionale ma anche umano. L’ Universal Robot Academy rappresenta lo strumento con il quale UR intende effettuare la formazione (quella che manca tanto di questi tempi), valorizzare la propria esperienza e renderla disponibile a tutte le aziende, grandi o PMI che siano.
Troppo costosi per le piccole aziende, adatti solo per quelle grandi
E’ assolutamente normale associare a una tecnologia più o meno sofisticata dei costi elevati. Normale poiché spesso la tendenza è quella di ragionare senza avere una visione completa (di dati oggettivi), ma anche perché si è assuefatti al “sentito dire”. Diciamolo pure: chi ha intenzione di integrare un cobot all’interno della sua produzione manca di alcune informazioni, insomma non ha le idee del tutto chiare, sia dal punto di vista tecnico che economico. Passiamo ad un altro aspetto, ossia i cobot hanno un costo più basso rispetto ai robot tradizionali: anche su questo punto, spesso, si tende a fare confusione e associare erroneamente i costi di una tipologia con quelli dell’altra. Senza dubbio per alcune realtà, l’integrazione di un cobot può rappresentare un costo apparentemente troppo elevato, tuttavia, ciò che non si considera è:
- La rapidità con cui i robot collaborativi riescono a integrarsi in un processo
- L’altrettanta velocità che possiedono nell’ottimizzarli.
Questi sono due aspetti su cui si basa il ROI. Nella filosofia UR vi è anche lo sfatare di certi miti, fra i quali quello economico, attraverso dati concreti e tangibili. A conferma di ciò sono tante le aziende che sono riuscite a raggiungere il ROI in tempi brevi e aumentato considerevolmente la produttività. I cobot sono adatti a tutte le aziende!
I cobot non sono sicuri
La credenza che riguarda la scarsa sicurezza dei cobot resta tale. Probabilmente, moltissimi anni fa, ciò avrebbe potuto trovare un certo fondamento, poiché i robot collaborativi erano progettati con criteri che miravano più al risultato e meno agli aspetti della sicurezza ed eravamo agli albori…... Oggi invece, la collaboratività è una prerogativa principale dei cobot e per garantirla occorre soddisfare numerosi requisiti richiesti dalle normative vigenti. Siamo realisti: avete mai sentito parlare di un incidente fra cobot e uomo? No, vero? La sensoristica di bordo e il controllo della coppia sono ad esempio due dotazioni standard le quali consentono di:
- Percepire tutto ciò che avviene attorno a loro
- Dosare la forza in caso di contatto accidentale

Un altro punto fondamentale che consente di ottenere i massimi livelli di ergonomia e sicurezza è quello della valutazione dei rischi. Potremmo avere il robot collaborativo più sicuro in assoluto, ma non potrà mai garantire tale livello se prima della sua integrazione non si effettua in modo corretto una valutazione accurata di tutti i rischi possibili.
I cobot di qualche anno diventano “sorpassati”
Sebbene la tecnologia evolve a velocità elevatissima e ciò che è nuovo oggi diventa sorpassato dopodomani, per i cobot non è proprio così. Ad esempio la e-Series UR è stata lanciata sul mercato nel 2019: sei anni di età per una tecnologia possono renderla sorpassata. Invece la e-Series può beneficiare ancora oggi dei vari upgrade e del nuovo software PolyScopeX; ciò dimostra che anche un cobot “agée” può tranquillamente essere aggiornato e mantenere le sue performance.
Inoltre Universal Robot offre il servizio di assistenza UR Care che prevede pacchetti di manutenzione programmata e telediagnosi periodica. La telediagnosi garantisce il perfetto funzionamento del cobot attraverso il monitoraggio di tutti i parametri. In questo modo è possibile salvaguardare i componenti da usura precoce dovuta a sovraccarichi di lavoro o utilizzo errato del cobot.