Infortuni, dolori muscolari, compiti ripetitivi
Non è uno slogan da pubblicità ma la realtà di tutti coloro che operano lungo le più svariate linee di produzione o nella logistica. In questo contesto i modelli di processo sono più tradizionali e prevedono la quasi esclusiva presenza umana. Troviamo quindi operatori che trasportano materiale, lo sollevano lo depositano come anche si occupano di asservire macchine (link blog Asservimento macchine: come i cobot stanno trasformando l’automazione industriale) e così via. Si tratta di compiti che non hanno grosse variazioni nel loro iter quindi alla lunga diventano noiosi ripetitivi e poco gratificanti. Lo spostamento di materiale poi è un lavoro che a volte può essere pesante e nel tempo contribuire in modo particolare nel fare insorgere patologie fisiche anche croniche. In più, negli ambienti produttivi altamente dinamici vi è conseguentemente una probabilità di infortunio più elevata. Abbiamo brevemente analizzato tre aspetti che possono influire non poco su efficienza produttiva, qualità di prodotto e degli ambienti e, più alla lunga, sul potere attrattivo e di ritenzione del personale da parte dell’azienda. Per farla breve tutto questo può rappresentare un costo nascosto e molto variabile.
Lavoro collaborativo
La collaborazione, quando non presenta colli di bottiglia o problematiche, porta sempre risultati. Ciò è valido non solo fra persone ma anche fra uomo e robot. Probabilmente più che di collaborazione è più corretto parlare di una nuova ripartizione dei compiti: come si può notare in moltissimi esempi (link a case), i robot collaborativi sono stati destinati ad assolvere lavori ripetitivi e a rischio. Nello svolgere queste mansioni però i cobot non restano “isolati” come i robot industriali, e quindi danno la possibilità valorizzare la loro natura di collaborazione. Ecco che i colleghi umani non restano senza occupazione, anzi, possono ricoprire nuovi incarichi come ad esempio la supervisione dei processi come anche l’ottimizzazione e, perché no, contribuire a disegnare flussi produttivi ottimizzati. In sostanza, quando diciamo (e ne siamo convinti) che “i cobot non portano via il lavoro a nessuno”, lo diciamo con cognizione di causa poiché sappiamo bene che un cobot non sarà mai in grado di avere la visione d’insieme, l’intuizione, la creatività e la risoluzione dei problemi di cui è dotato un collega umano.
Sensibilità dei cobot
La collaborazione con l’uomo richiede al cobot un livello di sicurezza elevato. Colleghi umani e robot, lavorano a stretto contatto, pertanto è necessario garantire che in qualunque situazione non si presenti il rischio di collisione oppure di eventuali infortuni dovuti a un mancato arresto da parte del robot. Cosa si cela dietro questa sicurezza? Senza dubbio i cobot possiedono un’alta sensibilità nel rilevare e valutare le situazioni e i rischi e per poter reagire correttamente, devono impiegare tempi brevissimi.
Per rilevare un potenziale rischio, durante il loro normale funzionamento, i cobot prendono in considerazione fattori “propri” come: