Lo abbiamo già affermato, e lo facciamo ancora: l’evoluzione industriale, in qualunque epoca, ha sempre seguito logiche similari e, allo stesso tempo, ha prodotto dubbi e perplessità all’interno dell’opinione pubblica. Cosa significa? Significa che per ogni era, l’introduzione delle cosiddette novità tecnologiche ha rappresentato un evento dirompente in grado di causare sconcerto. Infatti, per quanto riguarda fatti o cose di cui si conosce poco, l’essere umano è per sua natura portato a manifestare una certa diffidenza (e conseguenti reticenze). Ad esempio, l’avvento della forza motrice, a vapore prima, elettrica poi, l’avvento dei primi sistemi di automazione, i computer, i robot, internet e l’intelligenza artificiale. Queste sono alcune delle tecnologie “dirompenti” che in breve tempo hanno ridisegnato i modelli industriali e, più in generale, lavorativi e della società. Ora, proviamo a ripensare quante mansioni sono scomparse a causa dell’avvento di queste tecnologie; ebbene, ciò che stiamo vivendo ora non è assolutamente differente da quanto si è verificato in passato, pertanto possiamo concludere questo capitolo affermando che l’attuale evoluzione dell’industria rientra perfettamente in “cose già viste”. Nello scenario odierno, vi sono fattori rilevanti come la mancanza di figure tecniche con competenze e la proliferazione pressoché massiccia di robotica collaborativa e automazione più spinta. Per far fronte a questa nuova realtà, le aziende devono per forza di cose ripensare in primis ai loro modelli produttivi e andare a ricollocare in maniera coerente il personale, in modo tale da valorizzarlo e trarne il massimo beneficio. Sebbene ciò possa essere percepito come un qualcosa di negativo, apre invece nuove strade poiché i robot collaborativi, oltre ai vantaggi pratici, sono in grado di facilitare il reskilling degli operatori.