Il reshoring è realtà: perché le aziende stanno tornando a produrre vicino casa

Probabilmente adesso che il post Covid è cosa oramai lontana se ne parla in misura minore. Se proviamo un poco a ricordare la pandemia quale scossone ha causato all’intera supply chain mondiale, non possiamo non ripensare a tutti gli auspici di reshoring o addirittura backshoring. Il blog di oggi parla proprio di questo! I cobot e il reshoring, i come e i perché.

Di cosa parliamo in questo post?

  • Un quarto di secolo, un’altra dimensione
  • Reshoring e le sue declinazioni
  • Situazione attuale, la storia si ripete
  • Come i cobot possono favorire il reshoring

Un quarto di secolo, un’altra dimensione

Sono trascorsi venticinque anni da quando l’industria occidentale ha iniziato a trasferire in modo graduale e crescente la produzione nelle regioni asiatiche dove tutt’oggi la maggior parte dei beni viene ancora prodotta. Il mercato, spinto da condizioni economiche decisamente vantaggiose, ha dato il via al decentramento produttivo. Nei primissimi anni 2000 la delocalizzazione rappresentava la formula vincente in uno scenario generale che viveva senz’ombra di dubbio in un’altra dimensione. Tuttavia, nel corso degli ultimi anni, eventi eccezionali come la pandemia prima e alcuni scenari bellici poi, hanno messo in evidenza tutti i limiti del modello produttivo a cominciare dalla fragile efficienza della Supply Chain est-ovest. Inoltre, l’aumento (diremmo inevitabile, fisiologico) del costo del lavoro nei paesi asiatici e le recenti vicissitudini commerciali hanno ridotto in modo significativo il vantaggio iniziale. Sebbene durante il biennio 2020-22 l’industria auspicava il reshoring produttivo, questo si sarebbe rivelato tutt’altro che fattibile nel breve.

Reshoring e le sue declinazioni

Prima di proseguire e analizzare i vantaggi della robotica collaborativa in questo contesto vogliamo fare qualche precisazione. Innanzitutto la parola reshoring che sta ad indicare la re-localizzazione della produzione, spesso viene interpretata come “la produzione torna a casa”. Non è così. Esistono alcune differenze tra i vari spostamenti della produzione, ovvero:

·       Reshoring – Quando i centri produttivi vengono spostati in altre aree, vicine o lontane da quella di partenza. Reshoring non significa, come spesso si tende a credere, che la produzione delocalizzata torni al punto di origine.

·       Backshoring – I centri produttivi vengono riportati al punto di origine, in sostanza un’azienda nazionale riporta a casa la produzione.

·       Nearshoring – I centri produttivi vengono spostati da A verso B ma ciò implica che B sia in un luogo più vicino al punto di origine ma che non coincida con esso.

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Situazione attuale, la storia si ripete

La situazione attuale dell’industria e del manifatturiero è fortemente influenzata da molti aspetti. Guerra dei dazi, scarsità di materie prime, rallentamenti della filiera ma anche altri fattori come l’incremento del costo dell’energia. Tutto questo non solo ha eroso ulteriormente i vantaggi della delocalizzazione poiché nel corso degli ultimi 25 anni i paesi asiatici hanno acquisito il know-how sufficiente per andare avanti con le loro gambe.

Il precedente delle moto giapponesi

Un paragone che ha moltissimi punti in comune con la storia industriale recente, può essere quello che riguarda i brand motociclistici del Sol Levante, parliamo di poco più di mezzo secolo fa. Il Giappone uscito dal secondo conflitto mondiale con le ossa decisamente rotte, ha beneficiato, come molti altri stati europei, degli aiuti e del percorso di re-industrializzazione. Una ventina di anni dopo, acquisite le conoscenze sufficienti, le industrie del Sol Levante hanno compreso ch’era giunto il momento di seguire la propria strada, da soli. In questo contesto le case motociclistiche nipponiche hanno lanciato nei mercati occidentali i propri prodotti. Sebbene fra moto europee, e nipponiche non vi fossero grosse differenze in termini economici, ve n’erano (e anche tante) a livello innovativo e qualitativo. Il classico caso dell’allievo che supera il maestro. Come andò a finire? I marchi europei faticarono inizialmente a tenere il passo della concorrenza e molti non ci riuscirono. Questo esempio mostra che la storia si ripete, in altri contesti, siamo d’accordo, ma non si può non notare come oggi le industrie asiatiche mettono in atto lo stesso percorso intrapreso dal Giappone, mezzo secolo fa.

A questo punto sono chiari i motivi per cui occorre cercare nuovi modelli produttivi che siano orientati ad abbassare i costi di produzione e nello stesso tempo aumentare la produttività. L'automazione che si basa su tecnologie robotiche avanzate ha già ampiamente mostrato ed espresso tutto il proprio potenziale e i vantaggi. I cobot sono economicamente vantaggiosi e contribuiscono a un cambiamento radicale il che consente alle aziende piccole o grandi di rimanere competitive.

I cobot sono economicamente vantaggiosi e contribuiscono a un cambiamento radicale il che consente alle aziende piccole o grandi di rimanere competitive.

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Come i cobot possono favorire il reshoring

Laddove i costi produttivi rappresentino un tangibile problema, la concorrenza e il mercato divengono/diventano sempre più agguerriti, i cobot, con i loro vantaggi, possono aiutare molto nel percorso di recupero del terreno perso. Come?

Aumento della produttività – Abbiamo analizzato in molte occasioni come i cobot, grazie a precisione e ripetibilità siano in grado di eseguire moltissime operazioni con costanza e velocità. Ciò consente di ridisegnare i modelli produttivi, eliminare i colli di bottiglia e valorizzare maggiormente i propri collaboratori.

Eliminazione degli infortuni – Se i lavori ripetitivi, pesanti e a rischio si lasciano fare ai cobot, gli infortuni saranno ridotti a zero. Anche l’assenza forzata di un collaboratore, specie per le piccole aziende, rappresenta un costo che incide molto.

Rapida integrazione -  Funzionamento semplice, programmazione rapida e intuitiva, installazione agevole e veloce che, a differenza delle soluzioni robotiche tradizionali, non richiede barriere e recinzioni. Queste caratteristiche consentono ai cobot di iniziare a generare benefici senza lunghe attese.

Raggiungimento rapido del ROI – questo fattore rappresenta sempre un certo freno da parte delle aziende, in particolare quelle più piccole, poiché rappresenta un obiettivo imprescindibile. Tuttavia, è dimostrato che i cobot sono in grado di mantenere le promesse. Aumento della produttività ed efficientamento dei processi significa risparmio e aumento dei margini. Facilità di integrazione si traduce in “meno tempo per iniziare a rendere”. Flessibilità è sinonimo di produzione diversificata, anche in volumi contenuti, e ciò pone le aziende in una posizione di vantaggio nei confronti del mercato oramai orientato all’alta customizzazione.

Questi sono quattro punti essenziali il cui comun denominatore è rappresentato dal miglioramento. E in questi quattro punti vi sono le premesse per il rapido adattamento a un mercato così mutevole. Che si tratti di reshoring o backshoring, la robotica collaborativa può diventare la carta vincente per superare le sfide che il riavvicinamento della produzione può presentare. Adesso tocca a voi.

Enrico Rigotti

Una formazione da ingegnere gestionale con un master in automazione industriale. Dopo le esperienze in COMAU, in cui ha guidato prima le sales operations interfacciandosi con le country estere, per poi rivestire un ruolo gestionale e divenire account manager dei clienti Tier 1 europei, è passato in OnRobot, guidando la fase di start up sul mercato italiano del partner UR+. In seguito è stato nominato responsabile Italia e poi Sud est Europa. È Country Manager Italy di Universal Robots da gennaio 2024.

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