Dalla teoria alla pratica: come avviare il primo progetto con un cobot

Quali aspetti considerare nella fase di progettazione e avvio di un percorso di automazione collaborativa? Un post che parte dalla teoria e finsice con consigli pratici

Di cosa parliamo in questo post?

  • Gli ostacoli (apparentemente) insormontabili
  • Teoria e pratica
  • Avviare il primo progetto

Qual è la ricetta migliore per aumentare la produttività (link a “Come i cobot stanno migliorando la produttività delle aziende manifatturiere”), ridurre i costi e mantenersi sani su un mercato fluido? La robotica collaborativa rappresenta un ingrediente polivalente, infatti è in grado di soddisfare tutte queste esigenze. Oggi affrontiamo gli aspetti teorici e pratici (e il piccolo mare che vi è nel mezzo) ma anche gli ostacoli che si possono incontrare nell’adozione dei cobot:

Precision Form

Gli ostacoli (apparentemente) insormontabili

È riscontrato e vero che esistono alcuni ostacoli da superare per iniziare ad automatizzare la produzione con i cobot. Queste barriere rispecchiano l’attuale situazione nello scenario industriale dove grandi aziende e PMI vivono a volte situazioni diametralmente opposte. Tuttavia ci sono alcuni punti in comune come ad esempio le competenze tecnologiche; infatti non è assolutamente una regola che le aziende che hanno a disposizione risorse maggiori abbiano un livello più elevato di tali competenze. Ad ogni modo questa problematica è più accentuata nelle PMI. Iniziamo l’analisi degli ostacoli e andiamo a smontare la loro natura di insormontabilità.

La carenza di competenze

Il tasso di alfabetizzazione robotica purtroppo è ancora piuttosto basso. Questo rappresenta un freno non da poco per tutte le aziende poiché sono convinte di non riuscire a gestire queto tipo di tecnologia. Tuttavia, i cobot UR sono semplici e immediati da programmare, quindi anche il personale che non dispone di specifiche competenze può iniziare a familiarizzare e imparare in breve tempo.

Il budget

L’automazione sicuramente presenta dei costi in termini di hardware, programmazione, e predisposizione delle aree in cui andranno ad operare. Non fermiamoci qui però, proviamo invece a concentrarci sui benefici economici che potrà generare il cobot e da qui calcolare con precisione il ROI. Spesso, e ne abbiamo discusso diverse volte, ci si sofferma sul costo per partire senza considerare ad esempio come potrebbe essere la situazione 30 giorni dopo. Ad ogni modo, è dimostrato come i vantaggi in termini di produttività ed efficienza sono apprezzabili prima ancora di aver terminato il pagamento dei cobot.

Più automazione, più unità da integrare

E chi l’ha detto? E’ vero che i cobot nella maggior parte dei casi d’uso svolgono grosso modo le stesse operazioni; Pick & Place, pallettizzazione, inscatolamento, ecc., sappiate però che, nei limiti della logica, un cobot può compiere molte più operazioni di quanto pensiate. Con regolare frequenza raccontiamo casi di successo dove la robotica collaborativa fa molto di più che semplici e ripetitivi movimenti: serve una mansione differente? Basta chiederglielo.

Teoria e pratica

In ogni cosa che facciamo, un conto è la teoria un altro è la pratica: quante cose pensiamo, elaboriamo e realizziamo? Quante di queste cose differiscono nella pratica rispetto a come ce le eravamo immaginate? Bene, con i cobot non funziona diversamente, anche se potremmo essere convinti del contrario. E in larga parte sono le convinzioni che generano una percezione sbagliata della robotica collaborativa. La teoria parte innanzitutto dalla comprensione del cosa e del come all’interno di una linea produttiva si desidera automatizzare.

Le domande da porsi

Probabilmente è più semplice trovare la risposta sul cosa si svuole automatizzare piuttosto che sul come. E’ comunque fondamentale comprendere, all’interno di un processo, cosa automatizzare e cosa non è strettamente necessario. Cosa significa questo? Sebbene i cobot siano in grado di automatizzare la maggior parte del processo, ricordiamoci che siamo in fase iniziale, vale a dire stiamo iniziando a pensare di integrare l’automazione nel flusso. E’ proprio in questo momento che occorre esaminare con obiettiva franchezza:

·       Quali sono i colli di bottiglia – Compito tutt’altro che facile, prima di integrare la robotica, è quello di analizzare con cura il processo per individuare con precisione quali e dove sono i colli di bottiglia. Dove il processo rallenta, cosa lo fa rallentare; è una questione di flusso o di mancanza di mezzi?

·       La revisione degli step meno efficienti – Spesso l’analisi approfondita di ogni passaggio produttivo può rivelare sostanziali modifiche e migliorie prima ancora di inserire la robotica collaborativa.

·       Cosa è possibile automatizzare -  Sappiamo che i cobot sono multitasking, tuttavia occorre essere realisti; la robotica collaborativa non può fare l’inimmaginabile e nemmeno essere efficiente se inserita in un flusso che presenta più di una criticità irrisolta.

·       I benefici e risorse riutilizzabili – Integrare i cobot consente di beneficiare di molte risorse le quali tornano disponibili e spendibili. Tempo, spazio e soprattutto persone, possono essere impiegate diversamente e con maggior efficacia.

·       I rischi, potenziali ed effettivi – Questo fattore richiede una valutazione attenta, allo stesso modo dei punti precedenti. Attenzione però: l’analisi dei rischi non è una passeggiata. Per questo motivo occorre l’aiuto di figure esperte che riescono a individuare tutte le criticità, implicazioni e possibili conseguenze, anche quelle che apparentemente per voi non sembrano importanti.

Queste considerazioni hanno un duplice scopo: il primo più evidente, quello di ottimizzare i flussi prima dell’integrazione della robotica collaborativa. Ciò è anche fondamentale per comprendere in che misura il cobot può elevare la produttività trovando una strada meno accidentata. Tracciare una strada coerente, abbastanza spianata, consentirà ai cobot di partire rapidamente anche a beneficio di un rapido ROI.

Il consiglio che ci sentiamo di caldeggiare è quello di fare squadra da subito: affidarsi a professionisti (che siano produttori o system integrator) con i quali valutare e analizzare correttamente tutti gli elementi in gioco.

handling cobotcollaboration human-cobotdemo

Pronti a iniziare, davvero

Se siete arrivati in questa fase, il grosso del lavoro l’avete già fatto. Una volta individuati con esattezza il cosa e il come, l’integrazione risulterà sorprendentemente rapida. Tanto per fare un esempio, la messa in opera di un cobot UR richiede in media 90 minuti (montaggio e programmazione). In questa fase si assembla, si programma e si testano le operazioni del cobot ed è in questo momento che possono essere individuati tutti quei piccoli dettagli che una volta definiti e migliorati fanno la differenza.

Calibrazione, precisione, tempi e movimenti ma anche altri aspetti possono consentire ai cobot di valorizzare ancora meglio il proprio potenziale. La fase di collaudo è essenziale per testare tutte le operazioni raccogliendo preziosi feedback.

Fra l’altro i cobot possono essere spostati fisicamente per essere posizionati in altri punti del processo: ecco il momento per verificare programmazione, riprogrammazione, spostamento e operatività nei vari contesti e ambienti.

La messa in opera di un cobot UR richiede in media 90 minuti (montaggio e programmazione)

Avviare il primo progetto

Proviamo, con un esempio reale, a ripercorrere quanto analizzato finora in modo rapido e semplice:

Domande

·       Prodotto e volume: Vino, 5 milioni di bottiglie l’anno, oltre 15000 al giorno

·       Colli di bottiglia: operazioni di pallettizzazioni manuali, troppo carico di lavoro per i collaboratori, impossibile aumentare l’efficienza

·       Cosa è possibile automatizzare: la pallettizzazione e la diversificazione dei colli per la composizione dei pallet

·       Benefici: precisione e velocità nelle operazioni, possibilità di ricollocamento delle persone in mansioni a più alto valore, azzeramento di infortuni da movimentazione

·       Rischi: ambiente fortemente popolato, possibili collisioni

Risposte

Cobot necessari: Soltanto uno. Dopo l’analisi dei fattori in gioco, la scelta più consona è ricaduta su un UR20 dotato di pinza a vuoto. Il cobot preleva e deposita sul pallet i cartoni seguendo uno schema prestabilito mentre per la selezione dei differenti prodotti il tecnico di linea provvede a cambiare il programma inserendone altri dedicati per ciascun cliente.

Colli di bottiglia: risolto il congestionamento merce a fine linea, eliminato le operazioni di carico manuale, efficienza aumentata

Benefici riscontrati: i dipendenti non devono più movimentare 40 tonnellate di merce in un turno di 8 ore, azzeramento degli infortuni, miglioramento delle condizioni di lavoro, velocità di output aumentata.

Rischi: nessuno riscontrato, poiché l’UR20 è in grado di lavorare al fianco degli addetti senza alcun pericolo.

Scopri di più sulla soluzione utilizzata

Enrico Rigotti

Una formazione da ingegnere gestionale con un master in automazione industriale. Dopo le esperienze in COMAU, in cui ha guidato prima le sales operations interfacciandosi con le country estere, per poi rivestire un ruolo gestionale e divenire account manager dei clienti Tier 1 europei, è passato in OnRobot, guidando la fase di start up sul mercato italiano del partner UR+. In seguito è stato nominato responsabile Italia e poi Sud est Europa. È Country Manager Italy di Universal Robots da gennaio 2024.

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