Storia dei robot collaborativi

I cobot

Nel 2008, Universal Robots ha venduto il primo robot collaborativo del mondo, o cobot, se si vuole utilizzare il nomignolo adottato, ovvero ben prima che venisse coniato il termine per questa classe emergente di robot. 2016: il mercato dei robot collaborativi UR2 registra un incremento annuo del 50% ed è ora il segmento con crescita più rapida nel campo della robotica industriale e, secondo le previsioni, raggiungerà entrate globali per 3 miliardi di dollari già nel 2020.

Odense, Danimarca, 17 maggio 2016: Universal Robots ha pubblicato un’infograficache illustra la rapida ascesa dei robot collaborativi o cobot. Nel 2008 il produttore danese di robot ha venduto il primo robot industriale in grado di lavorare in sicurezza al fianco dei dipendenti. La società si conferma leader di mercato con un numero di cobot venduti superiore a tutti gli altri concorrenti.

I primi cobot venduti

Quando nel dicembre 2008 Linatex, un fornitore danese di gomma e plastiche tecniche per applicazioni industriali, acquistò un nuovo robot UR5 per automatizzare l’asservimento delle macchine CNC, fece qualcosa di straordinario: invece di installare il robot dietro a una gabbia di sicurezza, in una zona separata dalle persone, com’era la norma per tutti i robot industriali, lo sistemò di fianco ai dipendenti. Invece di chiamare programmatori esterni con una conoscenza profonda degli script più complessi, grazie a un touch screen, Linatex riuscì a programmare il robot direttamente e senza alcuna precedente esperienza di programmazione.

Il primo cobot del mondo venne installato nel dicembre 2008 presso Linatex, un fornitore danese di gomma e plastiche per applicazioni industriali. La società utilizza ancora i robot UR grazie alla longevità del prodotto; il modello UR5 originale è stato aggiornato a una versione di seconda generazione nel 2010 e da allora ha sempre funzionato senza problemi.CTO di Universal Robots - Assemblaggio cobot

Il cobot UR5 impose Universal Robots quale nuovo esponente di spicco nel settore dell’automazione industriale e aprì la strada a un nuovo campo di utilizzo grazie all’attenzione rivolta alle piccole e medie aziende che consideravano la robotica troppo costosa e complessa.  Con oltre 8.400 cobot installati in più di 55 paesi in tutto il mondo, la società si è rivolta con successo a un mercato che necessitava di un robot intuitivo e flessibile che potesse lavorare al fianco dei dipendenti garantendo nel contempo un ROI rapido.

Nel percorso, i rivoluzionari cobot UR hanno vinto una buona dose di scetticismo. Travis Hessman, caporedattore del New Equipment Digest, nel suo articolo  Robots & The American Dreamracconta come ha vissuto i robot UR quando per primi fecero il loro ingresso sul mercato USA nel 2012:

“A quel tempo, i robot della start-up danese erano piuttosto bizzarri. Operavano senza le gabbie e le barriere dei robot tradizionali e agitavano i loro bracci in danze pre-programmate proprio sopra la testa dei visitatori. Il personale di UR attirava folle di persone e le scioccava guidando volontariamente i robot verso di loro.

Nessuno sapeva bene cosa pensare. Mancava ancora un nome per questi robot...Nessuno pensava che sarebbero durati... E tutti erano sicuri che l’OSHA li avrebbe esclusi prima che venissero adottati. Ma si sbagliavano.”

Aprendo il mercato, Universal Robots spinse sia i produttori di robot più grandi e affermati sia altre start-up di robotica a cominciare a sviluppare e lanciare cobot. La presenza di un sistema di sicurezza incorporato che consente a un cobot di arrestarsi se entra in contatto con un dipendente è la caratteristica che contraddistingue tutti i robot collaborativi, ma il CTO e co-fondatore di Universal Robots, Esben Østergaard, alza il tiro e include nel concetto di cobot anche intuitività, re-impiegabilità, semplicità di programmazione e accessibilità: Per Esben questo è un vero cobot.

“Siamo i pionieri della robotica collaborativa fin da quando il termine è stato inventato. Se è vero che la sicurezza è imprescindibile, oggi la stessa non è altro che il costo d’ingresso nel mercato dei cobot. Riteniamo che essere collaborativi sia tanto importante quanto essere economicamente accessibili, così da ridurre le barriere all’automazione e porre i robot alla portata di produttori che mai avrebbero pensato di potersene servire.”

In qualità di redattore ed editore di The Robot Report, Frank Tobe conclude così la sua previsione per il mercato dei cobot:

“Non c’è dubbio che il mercato dei robot collaborativi continuerà a crescere in modo esponenziale nei prossimi anni, con UR in testa, e che prezzo, sicurezza, flessibilità e facilità di programmazione resteranno i fattori determinanti in base ai quali verranno scelti i venditori.”

TBD

INIZIARE A USARE I COBOT È SEMPLICISSIMO

Universal Robots

We believe that collaborative robotic technology can be used to benefit all aspects of task-based businesses – no matter what their size.

We believe that the latest collaborative robot technology should be available to all businesses. The nominal investment cost is quickly recovered as our robotic arms have an average payback period of just six months.

LinkedIn